Sostiene Chiareira di aver fatto uno strano sogno quella notte. C’era un corpo su un letto, era vestito con un bel abito, un completo nero e una cravatta azzurra, e scarpe lucide ed eleganti. Il corpo si muoveva, poi si alzava e camminava ma la cosa più strana di tutte è che il corpo era privo di testa, era un corpo e basta.
Sostiene Chiareira di essersi svegliata con qualche pensiero quella mattina, ma quale fosse questo pensiero non vuole rivelarlo perché, sostiene, certi pensieri sono solo nostri. Sarà stata colpa del sogno o sarà che la sveglia segnava le 4,30 del mattino, o sarà colpa di quei pensieri che Chiareira non vuole rivelare, fatto sta che prepararsi per andare al lavoro era, quel giorno, molto faticoso. Aveva fatto colazione scolandosi un’intera caffettiera seduta al tavolo della veranda, nell’aria fresca dell’alba, con un bicchiere d’acqua, una brioche, e certo, il caffè. Sostiene Chiareira di aver pensato che sarebbe stato bello poter rimanere seduta lì, vicino all’angolo delle erbe aromatiche che sfiorava di quando in quando perché potessero sprigionare il loro profumo, sostiene di aver pensato proprio questo, mentre buttava uno sguardo all’orologio che le diceva che era ora di darsi una mossa. Alle 5.30 in punto si trovava Chiareira sull’uscio di casa, pronta ad affrontare una nuova giornata a 20,000 piedi di altezza e, sostiene, di aver pensato ai suoi di piedi, e alle sue gambe, che ancora le dolevano dal giorno prima. Di certo non pensava, Chiareira, in quel momento, a come sarebbe finita quella giornata né l’avrebbe immaginato. Perciò, sostiene, pensò solo che era lunedì, che iniziava una nuova settimana e che era contenta di tornare a lavoro per liberarsi di quei pensieri che Chiareira non vuole rivelare perché, sostiene, certi pensieri sono solo nostri. La giornata passò relativamente veloce, tra Spagna e Svezia, non fu né troppo facile né troppo difficile, fu normale e piacevole, impegnativa proprio al punto giusto. Però fu una giornata nuvolosa, dentro e fuori.
Sostiene Chiareira di ricordare che nel momento in cui le arrivò il messaggio sul cellulare stava seduta sul bordo del letto a sfilarsi i collant, con l’idea di buttarsi un po’ sui cuscini e mettersi a leggere alcune pagine di un libro di un autore italiano che appunto stava leggendo, e che sostiene Chiareira, avrebbe di certo inserito nell’elenco dei suoi libri preferiti perché era davvero bello e scritto bene, come piaceva a lei.
Forse aspettò qualche minuto prima di prendere il cellulare, ma perché , sostiene, temeva che il messaggio contenesse qualcosa che potesse distrarla dalla lettura e lei voleva davvero leggere quel libro, che sostiene, inserirà nell’elenco mentale dei suoi favoriti. Tabucchi sarebbe stato bene in compagnia di Buzzati, del sempre amato Calvino, del profondo Saramago, di Fedor, di Bulgakov, del caro Steinbeck? Sostiene Chiareira di aver immaginato nella sua testa quella brigata di buontemponi, seduta ai tavoli di un elegante caffè stile Majestic di rua Santa Catarina e di aver sorriso al suo riflesso allo specchio.
Alla fine comunque prese il telefono e in effetti leggere quel messaggio la distrasse, e anche molto, e la rese felice, e anche molto. Quasi quasi, sostiene, le sembrò di trovarsi un po’ dentro il libro che stava leggendo. Il messaggio parlava di un vento di cambiamento, di un’onda rossa, di una vittoria che sembrava irreale perché era stata attesa per troppo tempo. Il messaggio parlava di Milano Napoli e Cagliari che erano nostre, nostre, nostre infine! Sostiene Chiareira di essersi quasi messa a piangere per l’emozione e di essere corsa alla ricerca di maggiori informazioni sull’avvenuto, santo web caffè, sostiene di aver pensato, santo internet e santi tutti noi se questo è vero. Sostiene poi Chiareira che a quella grande felicità sopraggiunse una grande tristezza perché si trovava lontana dal proprio Paese in un momento così importante, e sostiene di aver pensato cazzo, perché non sono a Cagliari, cazzo, perché sono qui oggi. E forse, sostiene Chiareira, forse le scese pure una lacrimuccia a quel pensiero, ma di questo non è tanto sicura o forse non vuole confessarlo a nessuno, nemmeno a se stessa, figuriamoci a noi.
La gioia che la travolse una volta entrata nel mondo del web contagiò ogni molecola del suo corpo e cancellò quelle nuvole che facevano ombra all’estrema felicità del momento. Era tutto uno scrivere, un entusiasmo generale. Sembrava la fine della guerra, e forse in fondo lo era, la fine di una guerra che gli italiani hanno combattuto contro loro stessi per troppo tempo e ora, sostiene Chiareira, forse ora si poteva davvero sperare, liberare quella speranza che era rimasta ingabbiata dietro tanta schifezza, sepolta sotto la spazzatura di Napoli, sotto le accuse ai pm di Milano, sotto le esaltazioni del nucleare, sotto giovani disoccupati che sono costretti a lasciare le propria terra per andare a lavorare, nascosta sotto la gonna di qualche puttana, sotto l'imperialismo mediatico e sotto una valanga di altre cose che gli vennero in mente, sostiene, ma l'elenco iniziò a diventare davvero davvero troppo lungo perchè c'era molto marcio in giro, sostiene.
Infine il sole tramontava su quella giornata così particolare, che era iniziata stanca e finiva proprio bene. Sostiene Chiareira che mentre lasciava il "37gradi", l'internet caffè di cui era un habitué, le tornò improvvisamente in mente il sogno che aveva fatto e se lo ricordò tutto dall'inizio alla fine, proprio come quando si ricordano i sogni dall'inizio alla fine, all'improvviso, sostiene. La cosa che più la sconvolse fu ricordarsi che il corpo senza testa che aveva sognato apparteneva, in effetti, a qualcuno. La testa stava su un cuscino rosso, e quella faccia da culo non sorrideva proprio per niente, ma Chiareira, sostiene, lei invece sorrise.
P.S.
Ci tiene Chiareira a dire che il sogno l'ha fatto davvero.
Questo post è dedicato a una persona che ci manca tantissimo e che in una giornata come oggi sarebbe stata davvero davvero felice.
2 commenti:
Un capolavoro questo post. Complimenti e chissà che un giorno nell'immaginario di quelli artisti seduti al Majestic di Rua Santa Catarina no Porto ci sarà spazio anche per te!
:-) grazie mille!!! spero che di poter pagare il conto, perchè in quel caso al Majestic di Rua Santa Catarina no Porto mi toccherà cumbidare...
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