lunedì 28 marzo 2011

Boa sorte

Porto, chi l'avrebbe mai detto. Una fortunata serie di coincidenze o, forse, un desiderio inconscio, mi hanno portata qui da te e ora è giunto il momento di partire. Mi fai andar via in mezzo a questa pioggia battente, sei crudele. Perchè non mi hai regalato un ultimo giorno di sole, un riflesso di luce sulle sponde del Douro, una calda occhiata dalle facciate colorate della Ribeira? Con questo diluvio, la vecchia pescivendola ambulante del quartiere popolare è rimasta chiusa in casa e io non ho potuto fotografarla. Il ricordo che ho di lei è in bianco e nero, proprio come la foto che volevo scattare: accovacciata sull'uscio di una porta, le gambe piegate di lato, unite, le mani composte sul grembo, una cassetta di pesci enormi accanto. Rughe profonde sul volto, gli occhi socchiusi al sole timido della mattina. Non ha neppure provato a fermarci, a dire "Menina..." ...E' rimasta immobile... e così è, e rimane, anche nella mia memoria.
Sto pensando a Porto come a un grande presepe, con tutte le statuine più tipiche: c'è la nostra pescivendola naturalmente, e le fruttivendole del mercato di Bolhao, loro si che sono intraprendenti e spavalde, e ti tirano da una parte per farti vedere quanto sono belle le loro mele e le loro arance, e perché non dovresti cucinare una profumata sopa, guarda com'è bello questo cavolo!!! Il venditore di castagne di Rua Santa Catarina non può proprio mancare, gli do il posto d'onore nella piazza di questa mia immaginaria Betlemme... con la sua motoretta vintage e l'ombrellone, giorno e notte...e quell'odore di castagne!!! Non sarà molto caratteristico, ma è il mio imprinting di Oporto: arrivo dall'aeroporto, prendo l'andante, esco dalla metro con tre valigie dietro e prima di tutto mi avvolge un profumo di castagne arrosto... poi mano a mano che la scala mobile finisce la sua salita, mi appare alla luce dei lampioni la chiesetta das almas, tutta bianca e azzurra di azulejos, rimane la mia preferita. Vicino alla grotta ci metterei il ragazzo che tutti i sabati suona la chitarra, si siede sull’acciottolato con le gambe incrociate e guarda sempre per terra, anche se gli dai una monetina non solleva lo sguardo ma fa un cenno con la testa. Ha una voce roca da Tom Waits ma il pubblico non lo degna di attenzione, è troppo timido, una ragazza molto più brava di lui gli fa concorrenza dall’altra parte della strada e si guadagna così il pranzo e la cena. Il lustrascarpe di Avenida dos Alhiados anche lui merita un gran bel posto, perché ha la dignità di chi svolge i lavori più umili con orgoglio. Rimangono ancora da sistemare il cubano del negozietto vicino casa, il parrucchiere afro, la puta tettona che staziona davanti al balcone della mia stanza e i ragazzi dai neri mantelli. E quanti altri? Tantissimi, tantissime figure che in sei settimane in questa città hanno popolato la mia vita e la mia immaginazione, il mio personale presepe portoghese.

Porto è una città che conquista dal primo momento perché ha tante anime, ogni quartiere ha la sua anima, e sono tutte affascinanti. Ma forse il nostro amore è nato dalla cima della torre dos clerigos, perché da là su, un assolato e ventoso sabato di febbraio, abbiamo visto un panorama spettacolare e il nostro sguardo ha toccato l’oceano e ogni guglia della città. Sandra, portoghese di Madeira, ci ha guidato giù tra le botteghe di vino e alheira, fino alla riva del fiume. Le alte palazzine colorate di rosso, giallo, verde, azzurro fanno la guardia al ponte di Sao Luis, tra le urla dei gabbiani. Un cane seduto sulla sponda scruta serio l’orizzonte verso Gaia, sembra davvero aspettare qualcosa, chissà cosa. Viene in mente il quartiere marina di Cagliari, e l’odore di pesce fritto rafforza questa sensazione. Mi sembra giusto festeggiare con una scorpacciata di sardine e una bella bevuta di vino, l’immancabile cafesinho e una nata, anche se gli amici di Lisboa dicono che le natas buone sono solo quelle di Lisbona, ma questo è ancora da vedere. Poco male, c’è una varietà di dolci impressionante!!! E non solo, in Portogallo si mangia benissimo e spendendo davvero poco … la francesinha è una specialità tipica di Porto, semplicemente da provare! Con un po’ di coraggio inizialmente, e con una bella Superbock alla spina J Indimenticabile poi la picanha mangiata la settimana scorsa …. Ma l’elenco delle golosità sarebbe davvero lungo … specialmente per una “turista eno-gastronomica” come la sottoscritta!!!

Le nostre serate portoghesi si sono spesso concluse al Piolho, che vuol dire pidocchio, ma con i pidocchi non ha nulla a che fare … è il bar frequentato dagli studenti, vicino al magistero e vicino all’outlet di Pull&Bear (e chi ha orecchie per intendere, intenda!). Bar antichissimo e super celebrato dai suoi frequentatori, non si può non andarci, anche solo per respirare un po’ di aria studentesca portense…

Ah Oporto, vamos a ter muitas saudades tuas!

(Ulteriori ricordi nelle prossime puntate)

1 commento:

Anonimo ha detto...

:'-)